The District Journal Team

Tutto questo è già successo. Le antiche civiltà si erano già spostate di dimensione?

Una tra le congetture più affascinanti della nostra storia è l’idea che antiche civiltà potrebbero aver posseduto conoscenze scientifiche e tecnologiche avanzate. E se queste conoscenze superassero persino i nostri attuali traguardi tecnologici? Alcuni di noi potrebbero sghignazzare e liquidare queste ipotesi come meri vagheggiamenti da romanzi di fantascienza, ma è sano, a volte, permettere alla curiosità di condurci su strade meno battute. Al fine di quest’indagine mentale, proponiamo un’audace premessa: E se, come i nostri computer digitali di oggi, le piramidi e le leggendarie città come Atlantide fossero gli equivalenti dell’antichità a un server blockchain?

Molto si è scritto sulle affascinanti costruzioni dell’antico Egitto e su misteriosi siti come la “Faccia su Marte”. Ma una domanda continua a persistere: Perché? Perché antiche civiltà avrebbero investito risorse ingenti per edificare queste strabilianti strutture? La tradizionale ipotesi delle piramidi come tombe dei faraoni non sembra sufficiente per spiegare la grandiosità e precisione di queste opere. Allo stesso modo, la “Faccia su Marte” potrebbe essere facilmente spiegata come un’illusione ottica… ma e se non lo fosse?

Le piramidi, per esempio, potrebbero aver servito a gestire un flusso energetico massiccio. Cosa sarebbe successo se avessero agito come un dispositivo tecnologico capace di accumulare, immagazzinare e proiettare energia? È interessante notare che ciò non è lontano dal modo in cui una blockchain moderna registra e trasferisce l’energia sotto forma di criptovaluta. Sembra “gossip scientifico”, certo, ma ciò che sembra fantasia oggi potrebbe essere la scienza di domani.

Da questa prospettiva, Atlantide potrebbe rappresentare una sorta di “mainframe” di questa antica rete di energia. Secondo alcune teorie, Atlantide avrebbe potuto utilizzare cristalli per accumulare e condurre l’energia. Non è sorprendente notare che la moderna tecnologia dell’informazione utilizza anch’essa i cristalli, sotto forma di silicio, per accumulare e trasferire dati?

Ecco quindi una questione intrigante: cosa sarebbe successo se antiche civiltà avessero scoperto un modo per utilizzare questa rete di energia per creare un “buco nero artificiale” che avrebbe permesso loro di attraversare dimensioni o spazi? E se la nostra attuale ossessione per i viaggi interstellari, i buchi neri, e la fisica quantistica fosse in realtà una risonanza di antiche conoscenze?

Certo, ci troviamo in territorio speculativo. Tuttavia, con l’espansione della coscienza globale sulla fisica e sulla realtà dell’universo, siamo in grado di intravedere la possibilità di una sorta di “memoria della razza”. Il fatto che milioni di persone stiano risvegliando la loro curiosità per l’antico, l’extraterrestre e il multidimensionale, potrebbe suggerire che queste non sono solo fantasie, ma intuizioni di qualcosa di reale. In tale scenario, la blockchain diventa uno strumento di ricerca fondamentale. La sua capacità di registrare e condividere informazioni in modo trasparente, democratico e resistente alla censura potrebbe fungere da catalizzatore per una nuova era di scoperta.

Immaginate un progetto blockchain dedicato alla decodificazione dei misteri dell’antichità. Potremmo accumulare, condividere e analizzare dati su siti antichi, creando una mappa dinamica e interattiva della nostra storia perduta. Potremmo creare una piattaforma per il crowdsourcing di idee e teorie, in cui ogni contributo sarebbe registrato e riconosciuto. In sostanza, potremmo creare una sorta di “Google Earth” dell’antichità, alimentato dalla blockchain.

E se, alla fine, riuscissimo a scoprire qualcosa di sbalorditivo, la blockchain potrebbe essere il mezzo per gestirlo in modo equo e responsabile. Potrebbe garantire che le scoperte non siano sfruttate da un ristretto gruppo di potere, ma condivise con tutta l’umanità. Questo potrebbe non solo aiutarci a svelare la nostra storia, ma potrebbe anche orientarci verso un futuro più equo e inclusivo.

Nel complesso, non importa se questi scenari si dimostreranno veri o falsi. Quello che conta è che stiamo aprendo la nostra mente a nuove possibilità. Stiamo riconoscendo che la storia della tecnologia e dell’innovazione non è una linea retta, ma una spirale, in cui il passato può illuminare il futuro, e viceversa. E che la blockchain, una tecnologia apparentemente futuristica, potrebbe essere la chiave per riscoprire un passato che abbiamo dimenticato.

Non possiamo prevedere dove ci porterà questo viaggio. Ma possiamo essere certi che sarà un’avventura affascinante. Dopotutto, come suggerisce il titolo di questo articolo, tutto ciò potrebbe essere già successo. Stiamo solo cercando di ricordare.

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